EMDR e Trauma
EMDR: Che cos’è
E’ una tecnica psicoterapeutica piuttosto recente che si utilizza per il trattamento di molti disturbi psicologici e psichiatrici legati ad eventi traumatici o a esperienze stressanti. Il terapeuta effettua una stimolazione corporea, soprattutto degli occhi (o di altre parti del corpo) e invita la persona a notare e riferire pensieri, emozioni o sensazioni corporee che possono emergere; vengono effettuati vari set consecutivi di stimolazione che avviano un processo naturale neurofisiologico simile alla fase REM del sonno (quella durante la quale si sogna). Questo permette la comunicazione fra l’emisfero cerebrale destro e sinistro e l’informazione traumatica, presente soprattutto a livello dell’emisfero destro, viene progressivamente desensibilizzata cioè liberata dal carico emotivo disturbante e poi riorganizzata. Ciò significa che il ricordo di un evento terrorizzante o addirittura rimosso per la sua gravità, torna alla mente, viene dapprima desensibilizzato e poi rielaborato in una forma tollerabile che non fa più male. Al termine del trattamento esso è accettabile e rimane integrato nella vita della persona.
CHE COSA CURA
Oggi l’EMDR viene raccomandato nelle fobie, nei disturbi d’ansia, negli attacchi di panico, nelle dipendenze patologiche, nei disturbi sessuali, nei disturbi del comportamento alimentare, nella pedofilia, nell’infertilità, nei disturbi psicosomatici, nei disturbi di personalità e in molti altri problemi legati allo stress. In origine nasce per la cura del trauma nel PTDS (Disturbo Post Traumatico da Stress) cioè di tutte quelle situazioni in cui la persona abbia subito un forte trauma ovvero si sia sentita in pericolo di vita per sé stessa o per chi aveva vicino. Per esempio negli Stati Uniti l’EMDR è stato usato molto fin dalle origini, con i veterani di guerra del Vietnam, con vittime di sciagure collettive come soggetti esposti a guerre o calamità naturali, negli incidenti. Oggi è raccomandato come metodo di riferimento dall’Organizzazione Mondiale di Sanità (WHO 2013) nella cura del PTDS e viene impiegato in moltissimi paesi, allargandone l’utilizzo anche in ambiti molto diversi. Per fare qualche esempio, può essere usato nell’elaborazione dei lutti complessi (perdita di congiunti, aborti), nei contesti emergenziali quali catastrofi naturali, attacchi terroristici, esposizione a suicidio, incidenti stradali, abusi sessuali, violenza, maltrattamenti, per comunicare brutte notizie ai bambini o agli adulti, ecc. ecc. Il suo utilizzo in ambiti apparentemente così disparati è giustificato dal fatto che il fattore causale è per tutti un trauma.
I TRAUMI:CHE COSA SONO
Non esiste al mondo essere vivente che non sia stato traumatizzato. Nonostante ciò la parola “trauma” forse ci spaventa: istintivamente pensiamo a eventi eclatanti o drammatici e pensiamo che non ci riguardi se non abbiamo mai subito fatti di forte impatto vitale ma non sempre è così. Per definizione il trauma è una ferita e ragionevolmente possiamo pensare ad una ferita piccola o grande/grandissima. Parliamo di traumi quando gli eventi causali sono molto gravi, solitamente mettono in pericolo la vita delle persone. In questi casi gli effetti psichici sono evidenti, gravi, immediati e talvolta pesantissimi; parliamo poi di traumi t se ci riferiamo a eventi piccoli, tante volte insignificanti per la maggior parte di noi, ma che creano disagio o stress in chi li subisce. In questi casi, soprattutto se ad esserne interessati sono i bambini, i loro effetti sono subdoli, inconsapevoli e certamente non deflagranti, ma non per questo meno significativi. Per esempio il trauma “da attaccamento”, che riguarda le prime figure che il bambino incontra dopo la sua nascita, è una vera e propria ferita dell’anima, non grande come la minaccia per la vita, ma che lascia un segno cronico e altamente disturbante riconosciuto essere la causa di molte difficoltà successive .
I VANTAGGI DI UNA PSICOTERAPIA EMDR
Agendo direttamente sulle reti neurali che contengono l’informazione traumatica, solitamente l’EMDR dà buoni risultati anche per soggetti “resistenti” alla psicoterapia tradizionale o con molti fallimenti terapeutici alle spalle. Inoltre i tempi del percorso sono mediamente più brevi rispetto ad una psicoterapia tradizionale sebbene la durata dipenda dall’entità di traumatizzazione di una persona oltre che da altri fattori personali come la motivazione alla cura, la disponibilità a mettersi in gioco, ecc.
LE BASI DELL’ EMDR (Eye Movements Desensitization and Reprocessing )
Noi esseri umani siamo attrezzati ad elaborare naturalmente tutte le esperienze della nostra vita, anche quelle negative. Analogamente a quanto succede per il Sistema Immunitario che ci protegge dai virus, dai batteri e persino dai tumori, anche nella nostra mente esiste un naturale Sistema di Elaborazione dell’Informazione (AIP) che ci aiuta a fare i conti anche con eventi di vita negativi e lascia, alla fine, solo un ricordo di essi. Tuttavia ci sono situazioni “forti” caratterizzate da un’ elevata carica emotiva come gravi fatti traumatici o altamente stressanti, che sembrano “esaurire” il sistema AIP e i cui ricordi vengono immagazzinati in memoria in modo disfunzionale. In questi casi l’informazione in memoria dell’evento pare rimanere bloccata nelle reti neurali in uno stato di “congelamento” lasciando molti strascichi che vanno da incubi, insonnia, dissociazione di personalità nei casi più gravi di PTDS (Disturbo Post Traumatico da Stress) a effetti più lievi ma ugualmente invalidanti come bassa autostima, insicurezza, ansia, stress, attacchi di panico, ecc nei traumi minori. E’ come se il ricordo dell’evento fosse una ferita ancora aperta che continua a sanguinare anche a distanza di anni e, come un circolo vizioso, influenzasse negativamente tutti i fatti della vita. L’EMDR funziona agendo su questa informazione traumatica: ne facilita l’elaborazione cioè permette al ricordo di essere riorganizzato e rimanere nella mente come una risorsa che ci aiuta ad andare avanti.
LE EVIDENZE SCIENTIFICHE E LE LINEE GUIDA INTERNAZIONALI
Dopo la scoperta avvenuta nel 1989 dell’EMDR, sono stati fatti molti studi scientifici che ne dimostrano l’efficacia in tanti campi della psicopatologia, tanto che questo metodo è raccomandato da accreditate organizzazioni scientifiche internazionali come l’American Psychiatric Association, l’American Psychological Association, il Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti, L’Organizzazione Mondiale di Sanità e molti altri. Sono stati eseguiti numerosi lavori neuropsicologici e di mappatura del cervello eseguite con tecniche di neuroimaging. Queste ultime hanno evidenziato che esistono differenze significative in alcune aree cerebrali da prima a dopo la psicoterapia EMDR. Questa evidenza rappresenta la conferma di come le reti neurali contenenti l’informazione traumatica si modifichino per dare luogo a informazioni più funzionali (Pagani 2012).
Cosa cambia dalla psicoterapia tradizionale
È comunque una tecnica psicoterapeutica che deve essere eseguita soltanto nell’ambito di un trattamento psicoterapeutico o in emergenza. Solitamente è molto efficace in tempi particolarmente rapidi.
La scoperta dell'EMDR
Fu una casualità. Francine Shapiro all’inizio degli anni novanta dello scorso secolo ricevette una diagnosi infausta riguardante la sua salute. Era palesemente agitata e in ansia e si accorse che dopo aver camminato per un po’ in uscita dalla clinica, la sua preoccupazione era visibilmente scesa. Cominciò a studiare questo fenomeno e si accorse che movimenti oculari regolari bilaterali erano in grado di indurre una notevole riduzione dello stress. Un corpus di studi e ricerche ebbe avvio in tutto il mondo e si trovò presto che la stimolazione bilaterale per mezzo dei movimenti oculari determinava una desensibilizzazione del ricordo e la sua totale rielaborazione e un evidente miglioramento delle condizioni emotive e cliniche della persona trattata. In seguito si comprese che dopo i movimenti oculari cambiava la mappatura cerebrale relativa al ricordo traumatico.
Come e perché funziona: cosa succede nel cervello?
La spiegazione delle neuroscienze
Sono state avanzate diverse ipotesi per spiegare che cosa succeda nel nostro cervello durante la stimolazione EMDR e soprattutto che riescano a chiarirne gli effetti sui traumi.
Recentemente Pagani (2019) propone un modello per cui pare che le informazioni fortemente emotive ed episodiche (in pratica i ricordi di eventi terrorizzanti ed altamente traumatici) si fermino nell’amigdala e nell’ ippocampo, due aree profonde del cervello deputate al percorso della paura e alla valutazione del contesto. Questi ricordi pare che stazionino qui e sostanzialmente restino bloccate qui per via di una sorta di corto circuito che bloccherebbe il flusso di messaggi tra i neuroni. La stimolazione EMDR darebbe avvio alla produzione di onde cerebrali lente, le stesse identiche che si producono durante la fase REM del sonno! Proprio queste onde favorirebbero lo scongelamento dei ricordi (più precisamente ingrammi) bloccati nelle zone profonde del cervello ed il passaggio graduale di queste informazioni verso zone corticali superiori. Ciò avverrebbe grazie allo sblocco delle sinapsi dei neuroni di amigdala e ippocampo rendendo possibile il collegamento con altri tipi di memoria e determinando una metabolizzazione dei dati dapprima bloccati in profondità e perciò scollegati dal resto delle informazioni. Contemporaneamente la stimolazione EMDR sembrerebbe far decadere la traccia del ricordo traumatico favorendo anche la nascita di nuove informazioni (engrammi) a valenza positiva.